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La legge morale e l'apparenza morale costituiscono due concetti fondamentali della riflessione etica kantiana. Tenute a lungo separate queste due nozioni, che definiscono rispettivamente il profilo formale e razionale della vita morale come dovrebbe essere e ciò che di questo principio rimane nella vita concreta, devono, invece, essere poste in relazione l'una con l'altra. Solo così si comprende che l'imperativo categorico non è un principio vuoto che non si può applicare, ma il fondamento di un mondo morale immaginario e ideale che funge da esempio, da paradigma liminare per la coscienza confusa e disorientata dell'uomo attuale. Il riflesso della legge morale proietta nelle relazioni intersoggettive reali solo il riverbero, l'apparenza, il fantasma dell'esigenza di ciò che dovrebbe essere e, tuttavia, questo riflesso opaco e incerto può orientare l'agire effettivo degli uomini e spingerlo, più o meno consapevolmente, certamente non verso il bene ma senz'altro verso il "meglio".